Baratti non è solo mare cristallino e spiagge dorate: visitiamo il Parco Archeologico di Baratti e Populonia con i bambini e ragazzi.
Sommario
La lunga storia di Populonia
Quasi mille anni prima di Cristo, antiche genti Villanoviane colonizzarono le rocce del promontorio e fondarono il loro primo insediamento. Furono proprio loro i progenitori dei fondatori di Populonia, unica città etrusca sul mare.
Una città mineraria
Non distraiamoci con l’idea romantica che gli Etruschi avessero scelto il sito rapiti dalla bellezza dei luoghi. Questo popolo pragmatico fondò la città di Populonia in un luogo strategico e ricco di risorse. Il sito era infatti nelle vicinanze dei giacimenti di rame, piombo e argento dell’attuale Campiglia Marittima e vantava un controllo diretto sui giacimenti di ferro dell’isola d’Elba.
Il boom demografico ed economico di Populonia
L’attività estrattiva intensiva accelerò la crescita demografica ed economica. Accanto ai minatori e a fonditori, artigiani aprivano le loro botteghe e mercanti commerciavano con la Sardegna, la Corsica e con le altre città dell’Etruria.
Conseguenze dell’industrializzazione
Ma come accade oggi, le conseguenze dell’industrializzazione scriteriata furono molteplici. Il disboscamento (gli alberi venivano abbattuti per alimentare i forni), l’uso eccessivo delle sorgenti e l’inquinamento atmosferico sono alcuni degli aspetti negativi documentati dalla ricerca scientifica.
Dalla fine del VII secolo a.C. la siderurgia diventa una vera attività preindustriale. Letti di scorie progressivamente ricoprono le necropoli, seppellendo le tombe più antiche nel lotto denominato podere di San Cerbone.
Proprio così, gli Etruschi, che nel frattempo si erano “romanizzati”, ammassarono gli scarti di sette secoli di industria siderurgica, arrivando a seppellire le loro stesse necropoli.
E allora… ne costruirono di nuove, sfruttando le vecchie cave di calcarenite presente sulla cresta del promontorio e utilizzata per costruire l’acropoli.
La crescita si arrestò nel primo secolo dopo Cristo. Alcuni studiosi ritengono a causa di un decreto in cui il Senato romano proibiva lo scavo di miniere nel suolo della penisola.
Il declino di Populonia
L’alleanza di Populonia a Mario durante la guerra civile contro Silla, causò un forte ridimensionamento politico ed economico della città con la perdita del primo.
Fu assediata, molti dei suoi abitanti giustiziati, i loro beni confiscati.
Roma imperiale non aveva più interesse a tenere in vita i forni del ferro. Delocalizza la produzione del ferro in altre terre del suo infinito impero.
Con la fine della siderurgia intensiva venne meno anche il ruolo centrale della città, leggibile secondo gli archeologi nella conclusione delle attività edilizie sull’acropoli.
L’abbandono e la rifondazione
Durante il Medioevo permane un piccolo villaggio di pescatori, che per sfuggire alle incursioni dei saraceni, decidono di stanziarsi più a sud. Fondano “Populino”, la “piccola Populonia” che diventerà la moderna Piombino. Da lì la famiglia degli Appiani torna a Populonianel 1400. Dopo un allontanamento per circa quattrocento anni, promuovono la costruzione della rocca attorno alla quale si sviluppa il piccolo borgo attuale.
In questo periodo la metodologia estrattiva non scompare del tutto, persistono fornaci per la estrazione di ferro necessario a forgiare strumenti di autoconsumo.
Il baricentro si sposta verso l’interno località della bassa Val Cornia, oggi comprese nel perimetro del Parco Archeominerario di San Silvestro.
Nere colline sul Golfo di Baratti
Nei primi anni del Novecento il Golfo di Baratti, sepolto dalle scorie, apparve agli ingegneri minerari dell’epoca come una fantastica seconda occasione. Gli etruschi erano stati in grado di arroventare l’ematite a 1300°; questa temperatura non era sufficiente a fondere tutto il ferro, ma solo a separare meno della metà del metallo. Abbandonando quindi questi residui di ematite, ancora ricca di materiale utile, avevano accumulato un tesoro senza saperlo e generato una miniera a cielo aperto.
Le scorie, che avevano modificato la fisionomia di Baratti, ammantando le necropoli, racchiudevano infatti ancora il 60% di metallo. Nel 1921 iniziò il recupero, con escavatrici, mini-ferrovie a scartamento ridotto e nastri trasportatori per trasportare i silos con le scorie fino al mare.
Da Baratti dopo duemila anni, i residui ferrosi ripercorsero in senso opposto le antiche rotte etrusche, tornando all’Elba.
Fino al 1969, anno in cui termina lo sfruttamento delle scorie etrusche e con esse per Populonia e Baratti, l’epoca del ferro.
Archeologia a Baratti
Già nell’Ottocento timide tracce della grandiosa città avevano iniziato ad affiorare , con ritrovamenti casuali, come una statua in bronzo. In seguito, grazie anche al medico appassionato di archeologia Isidoro Falchi (lo scopritore di Vetulonia, altra città etrusca) iniziarono le prime ricerche.
Durante i lavori per la costruzione della strada del podere di San Cerbone, appena acquistato, Falchi notò una pietra squadrata ed ebbe un’intuizione: era una lastra di arenaria facente parte di una tomba a cassone dell’antica Populonia.
Nel frattempo, con l’inizio dei lavori per il recupero delle scorie di ferro vennero definitivamente alla luce le monumentali tombe a tholos e a edicola. Per gli archeologici dell’epoca fu una guerra contro il tempo e le ruspe. Per questo motivo nemmeno considerarono di rinvenire le mitiche vestigia dell’acropoli, che rimarrà sepolta fino agli anni Ottanta.
La visita al Parco archeologico di Baratti e Populonia
Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia è suddiviso in tre percorsi di visita. Potrete svolgerli in autonomia o (allo stesso prezzo del biglietto) con ottime guide. Consiglio naturalmente la seconda opzione, in quanto archeologi/e preparati “danno vita” ai ritrovamenti ed al loro contesto storico.
La Necropoli di San Cerbone
La Necropoli di San Cerbone si estende lungo la litoranea di Baratti, su un’ampia distesa verde che si affaccia sul mare. Presenta tombe monumentali, a edicola o a tumulo, del VII e V a.C., appartenenti alle ricche famiglie di Populonia e tombe a sarcofago del V e IV secolo.
La Via del Ferro
Con un facile percorso trekking attraverso una foresta di querce da sughero, si accede dalla Via del Ferro agli antichi insediamenti industriali. Si tratta di scavi demarcati da resti di murature, all’interno delle quali gli Etruschi svolgevano le attività legate alla estrazione del ferro.
La Via del Ferro prosegue fino alla Prateria del Campo dell’Arpia.
Anche qui si celava, sepolta da strati di scorie ferrose e sedimento, una vasta necropoli, cancellata dalla furia delle escavatrici negli anni Cinquanta. Queste infatti spianarono il terreno e scavarono una voragine di trenta metri per recuperare il ferro degli Etruschi. Gli archeologi del tempo non riuscirono a salvaguardare il tesoro celato.
La Necropoli delle Grotte,
Ai margini della radura, riprende il fitto bosco di lecci e l’itinerario verso la Necropoli delle Grotte.
Da questa zona i cavatori etruschi prelevavano la pietra (un’arenaria calcarea, chiamata panchina) per le loro costruzioni. Una volta abbandonate, le cave furono impiegate come necropoli, scavando vere e proprie stanze sotterranee.
L’acropoli
Nella parte alta è possibile visitare l’acropoli di Populonia, con i templi, i mosaici e la strada basolata della fase romana. L’Acropoli è un sito in piena attività di ricerca: sarà eccitante per i bambini osservare gli archeologi a lavoro.
Il percorso di visita inizia da quella che era la piazza principale di Populonia, sulla quale si affacciavano i più importanti edifici e tre templi.
Proseguendo, si raggiungono le Logge e la domus romana, la casa del signore, con lo studio, la camera da letto, la fontana, il bagno e addirittura un calidarium privato, caratterizzato da un prezioso pavimento a mosaico.
Il percorso prosegue in autonomia, lungo una porzione di mura possenti, fino al Poggio del Telegrafo. In quest’area sono stati rinvenuti resti di capanne villanoviane – etrusche. Con le metodologie dell’archeologia sperimentale, una di queste capanne di fine VIII secolo a.C. è stata ricostruita.
Capanna villanoviana ricostruita Porzione di mura etrusche
A proposito di archeologia sperimentale, nel parco è possibile partecipare a laboratori di ceramica, intreccio, tessitura, mosaico e scrittura etrusca.
Per laboratori di archeologia dedicati ai bambini segnalo invece l’Area Archeologica di Poggio del Molino, Populonia.
Informazioni utili per la visita al Parco Archeologico di Baratti e Populonia
Con l’acquisto del biglietto d’ingresso avrete diritto, tramite la pArcheoCARD allo sconto del 50% sul prezzo del biglietto di visita completa (intero, ridotto e famiglia) per la visita ad un altro parco del sistema Parchi e Musei della Val di Cornia.
A questo link trovate orari, prezzi dei biglietti, modalità di accesso e prenotazione aggiornate.
Vuoi pianificare dove usare il biglietto con lo sconto nei dintorni del Parco Archeologico? Leggi l’articolo Da Baratti a Follonica: non solo mare con i bambini.
Teresa Scarselli
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Giovanna dice:
Mi sono fatta una cultura sugli etruschi che non mi capitava di tempi della scuola. Bravissima, splendido articolo super dettagliato!
Giuseppina dice:
Molto interessante soprattutto per quanto riguarda il percorso del trekking che consente di assaporare maggiormente i luoghi visitati.
Susanna dice:
Davvero interessante, bellissimo sito archeologico e tante informazioni utili, grazie😊
Claudia dice:
E’ da tanto che con il mio compagno vogliamo visitare Populonia, questa parte della Toscana ci manca proprio! Chiaramente non ci perderemo l’area archeologica!
Redazione dice:
Assolutamente da non perdere!