In queste passeggiate facili con i bambini in Veneto troverete spunti per accompagnare il vostro percorso nella natura con racconti e memorie di altri periodi e altri uomini.
Camminare infatti significa visitare il tempo, oltre che lo spazio. La conformazione di un territorio è un risultato naturale, durato milioni di anni, ma spesso anche antropico. Un turismo lento permette di leggere questi intrecci e ricostruire le vicende dell’ecosistema, dove le impronte umane diventano pagine di storia.
Sommario
Pian delle Femene – Colle Visentin
La montagna… a portata di mano. La passeggiata non riserva difficoltà tecniche, a parte le prime salite da Pian delle Femene, che i meno allenati faranno forse un po’ a fatica.
Tra ascese erbose e spettacolari paesaggi, si procede spediti lungo il crinale, con il desiderio di proseguire, perché l’altura successiva promette nuove vedute. Si sale e la promessa è mantenuta. Ma poi oltre vi aspetta una nuova salita, e no, non è pensabile fermarsi. L’intento è arrivare alla cima più alta, Colle Visentin, anche perché pur se distante, è tecnicamente facile da raggiungere.
Durante la camminata osservate le caratteristiche lame di abbeveraggio, piccoli laghetti artificiali di grande importanza naturalistica, non solo per le mandrie in alpeggio, ma anche per il ciclo vitale degli anfibi e per il ristoro della fauna selvatica.
Incontrerete i caratteristici ometti dal cuore di pietra, i cosiddetti cairn (termine di origine celtica): non semplici mucchi di sassi ai lati del sentiero, ma rievocazioni del nostro passato. Già l’uomo del Neolitico infatti accatastava a secco per ritrovare la strada di casa. Una consuetudine che i suoi discendenti hanno mantenuto invariata per millenni fino ad oggi, in tutto il mondo.
La passeggiata prosegue, tra malghe, piccoli rifugi di pietra, ruderi di vecchie cascine, sfiorando le morbide creste di Col delle Poiatte, da cui spesso volano modellini di aerei ed alianti, Monte Pezza, Col Occet, fino ad arrivare a Col Visentin.
Non certo una cima incontaminata e selvaggia, in quanto popolata da gigantesche antenne. Eppure, il desiderio, lassù, è soddisfatto, la brama placata. Sedetevi sulle panchine in legno, concedetevi una bella birretta fresca dal rifugio e prendete fiato.
Perché dopo vi aspetta il ritorno!
I bunker del Montello
Durante tutto il periodo della dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia, il Montello fu una risorsa di legname importante, soprattutto riservata ai bisogni della cantieristica pubblica.
I carichi di legname venivano fatti fluire lungo il Piave (fluitazione) dagli zattieri, che davano forma alle caratteristiche zattere collegando con vimini le sommità dei singoli tronchi, opportunamente forati.
Parcheggiata l’auto nella frazione di Santa Croce, prendete la stradina a lato della Chiesa, via Lama. Il percorso è segnalato, entrate nel bosco e iniziate la caccia.
Per i bambini la ricerca sarà davvero eccitante, e trovato il primo bunker, il desiderio sarà quello di entrare. L’ingresso è possibile in quasi tutte le costruzioni difensive, ma sempre con attenzione e la presenza di un adulto.
L’escursione potrà essere un modo coinvolgente per raccontare ai bambini qualcosa sulla Grande Guerra: proprio in questi luoghi si consumò infatti la battaglia decisiva tra esercito italiano ed esercito austroungarico.
Si continua a scendere, nel sentiero che taglia la fitta boscaglia, fino a quando il mormorio si fa sempre più distinto:
Il Piave mormorava/ Calmo e placido, al passaggio/ Dei primi fanti, il ventiquattro maggio.
Giovanni Gaeta – 1918
Arriva dalle Alpi Carniche, con una portata generosa, le acque fredde e cerulee, trascinando e smussando ciottoli colorati.
Piccola pausa per cercare i sassi più belli, non troppi, che dopo vi aspetta la risalita, e proseguite in direzione della foce.
L’ultima tappa è la grotta del Tavaron Grande. Si riconosce bene anche dall’esterno, perché da lì si dirama un piccolo affluente del Piave.
Sembra una enorme bocca spalancata che sputa un freschissimo getto d’acqua. Avventuratevi nella prima sala, dentro le viscere della montagna, ma non affrontate i cunicoli senza la guida di uno speleologo.
Poesia in Abbazia di Sant’Eustachio
La salita, dopo aver parcheggiato alla chiesa, è una breve passeggiata tra roveri, noccioli e acacie, con vista sulla bellissima vigna. Dal basso non si percepisce quanto ci aspetta.
Fino al momento in cui, suggestiva, appare in tutta la sua magnificenza. L’Abbazia di Sant’Eustachio è un rudere, sì, ma un rudere che conserva ancora intatto il suo potere mistico, che ancora racconta perfettamente la sua storia.
Fondata nel 1062 da Rambaldo III di Collalto, fu buen retiro di ospiti illustri, tra cui il padre del Galateo, Monsignor Giovanni della Casa, che qui compose il primo trattato sulle buone maniere.
Dal 1500, sciolto il monastero, gli edifici furono ridotti a semplice luogo di culto. Nel 1800, con l’invasione napoleonica, venne sconsacrata e spogliata di tutti gli arredi.
Con la Prima Guerra Mondiale, durante la cosiddetta Battaglia del Solstizio, avvenuta tra il Piave ed il Montello, l’edificio fu bombardato e quasi raso al suolo.
Il Complesso Benedettino di S. Eustachio, già̀ in parte restaurato nel 1992, è stato da poco oggetto di un nuovo restauro conservativo. Al suo interno, il bar con degustazione vini, può sembrare un oltraggio al luogo, ma non lo è.
Mentre prepara i calici, fatevi raccontare dalla barista la storia del vino locale e del suo produttore, Ermenegildo Giusti, imprenditore italo-canadese. Rientrato in Italia dopo molti anni, decide di investire nella sua terra d’origine. Ben cento ettari di vigneti, tra cui quello proprio sotto l’abbazia.
L’intervento di restauro di Sant’Eustachio è stato finanziato dalla sua società, a cui il Ministero ha dato in concessione l’uso del sito, a fronte delle spese sostenute per il restauro, per la costante manutenzione e per l’apertura al pubblico a fine lavori.
Costeggiando il muro meridionale del convento, il sentiero si apre in un ampio slargo erboso, da cui è possibile ammirare nella sua interezza la nobile facciata della chiesa, costruita in un primitivo stile romanico. Anche se mutila in molte sue parti è ancora integra la sua dignità di antica costruzione.
Mentre i bambini si rotolano felici sull’erba, gustatevi il vostro calice con vista. Esperienza inebriante, per occhi, cuore e palato.
Se il vino vi è piaciuto, raggiungete la cantina dove viene prodotto. Giusti è sostenitore della viticoltura rispettosa dell’ambiente e della bellezza paesaggistica. La sua azienda lo dimostra: perfettamente integrata nel paesaggio del Montello, riproduce l’andamento sinuoso delle colline. La morbidezza dei profili e le viti sul tetto citano le erbose coperture di Hundertwasser.
Colli Euganei, passeggiate nella geologia
I Colli Euganei spiccano nella piana veneta con i loro inconfondibili volumi conici. La loro sagoma è il frutto di fenomeni vulcanici risalenti a oltre quaranta milioni di anni fa.
Una fitta matassa di itinerari escursionistici permette di esplorare il territorio in maniera sostenibile.
Ad esempio, il sentiero n.14, che nel comune di Teolo da Passo Fiorine si arrampica sul Monte Grande, riserva piccole grandi sorprese. Sfidate i bambini a scovare tra foglie di castagno e massi di trachite, i leggiadri volti femminili che popolano il bosco.
Sono opera dello scultore Alfredo Barbiero, che con pochi colpi di scalpello sembra aver dato vita a ninfe locali.
Oppure, per approfondire la conoscenza geologica dei Colli Euganei, visitate il Museo Geopaleontologico di Cava Bomba, nel comune di Cinto Euganeo, con le sue collezioni paleontologiche e geologiche. Il complesso è costituito da una vecchia fornace per l’estrazione della calce, e documenta il tradizionale processo produttivo, dal primo Ottocento fino agli anni Settanta.
Costituisce uno dei più importanti esempi di archeologia industriale del territorio euganeo.
E infine proprio qui, potrete cimentarvi in un semplicissimo geocaching.
Per altri spunti sulle attività nel territorio euganeo, leggi anche Colli Euganei con i bambini per un turismo esperienziale.
Lio Piccolo
Siamo nella laguna nord, nei pressi di Cavallino Treporti. Potete raggiungere il piccolo borgo sperduto a piedi, in bicicletta, oppure, in alternativa, parcheggiare nella piazza davanti alla chiesa e proseguire lungo Via Lio Piccolo con le vostre gambe.
L’importante è percorrere lentamente, senza auto, almeno un tratto di questo itinerario. In un silenzio ovattato e irreale, senza alcuna fregola di arrivare, prendevi tempo. Tempo per osservare il paesaggio lagunare, tra i sinuosi canali d’acqua salmastra, chiamati ghebi, i bacini salmastri e le barene (isolotti periodicamente sommersi dalle maree).
Questo è l’habitat ideale per numerose specie animali, come tuffetti, cormorani, taccole, cigni. Negli ultimi anni Lio Piccolo è diventata una tappa dei fenicotteri rosa in migrazione verso la Sardegna.
Tempo per assaporare la lentezza e raccontare ai bambini gli antichi fasti di questi luoghi perduti nell’oblio. Lio Piccolo fu un fiorente scalo commerciale, collegato alla città di Altino, già a partire dal V secolo avanti Cristo.
Qui infatti sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici, che attestano la presenza romana, quando il confine tra l’Adriatico e la laguna si collocava proprio a questa altezza ed il livello del mare era inferiore.
Dall’inizio dell’anno Mille si modificò il paesaggio che circondava il borgo. La linea di costa si allontanò, le acque coprirono terreni prima emersi e sfruttati nelle coltivazioni.
Le condizioni climatiche ed ambientali causarono un forte spopolamento, ma sopravvissero piccoli nuclei di agricoltori e pescatori.
Ad oggi rimangono ventidue abitanti.
Per approfondire la tematica legata all’archeologia lagunare a Lio Piccolo, leggi l’articolo Lio Piccolo, borgo sperduto tra le barene.
Teresa Scarselli
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Giuseppina dice:
Molto denso di spunti questo post sul Veneto e quasi un invito implicito che arriva dal territorio perché ognuno di noi scelga di conoscere le sue preziose valenze.
Redazione dice:
Cerco di promuovere, adesso più che mai, il territorio dove vivo.
Giovanna dice:
Che meraviglia! Non vedo l’ora che torni la possibilità di uscire dalla regione, sto segnando tutte i luoghi belli che vorrei visitare! Grazie!
Silvia OG admin dice:
Il Veneto è davvero bello davisitaree hai dato davvero tanti spunti! Grazie anche da parte di mio figlio…
Federica Assirelli dice:
Molto bello e ricco questo itinerario! Mi sono piaciuti gli spunti per interessare anche i bambini e, soprattutto, la storia della cantina Giusti. Sono sempre ammirata quando i privati decidono di investire risorse ingenti per salvaguardare il patrimonio là dove, purtroppo, lo stato non arriva. Bellissima anche la cantina perfettamente inserita nel paesaggio!
Gintsburg Dina dice:
Che posti meravigliosi, non vedo l’ora che si possa di nuovo viaggiare!!!
MIRIAM dice:
Con questo articolo mi hai dato notevoli spunti per le mie prossime gite, luoghi che non conoscevo, come ad esempio il bunker del Montello. Quest’estate ho visitato diverse zone naturali del Veneto. Tutte strepitose.
Redazione dice:
Sono d’accordo! Il Veneto non si fa mancare niente, dal mare alle montagne, passando per le colline!