Benvenuti a Pompei con i vostri bambini e ragazzi, siete pronti a una visita che cambierà per sempre il vostro modo di vedere e immaginare il mondo antico?
State per varcare un’area archeologica d’eccezione: una vera città in cui il tempo si è fermato.
Correva l’anno 79 d.C., quando il Vesuvio eruttando con tutta la sua potenza, sigillò sotto una spessa coltre di cenere e lapilli Pompei e i suoi abitanti.
Siamo consapevoli che da questa immane tragedia del passato, ereditiamo la grande bellezza e unicità di questa città. Unica perché mai si tentò di ricostruire Pompei, che, come in una capsula del tempo, cadde nell’oblio senza ulteriori stratificazioni.
Le case, le botteghe, le suppellettili, le insegne dei negozi, gli affreschi, le persone stesse sorprese dalla morte, tutto è rimasto scolpito nell’eternità.
Sommario
La storia di Pompei spiegata ai bambini
Vediamo quali sono le domande più frequenti di bambini e adolescenti sulla storia di Pompei e sulla sua fine.
Chi fondò Pompei?
Le vicende di Pompei si collocano in nove secoli di storia, che videro protagonisti prima popolazioni indigene, gli Osci, che vivevano fianco a fianco con i coloni Greci. Anche gli Etruschi furono una presenza importante, assieme ai Sanniti. Questi ultimi penetrarono in Campania e cercarono di prendere il controllo della regione, sconfiggendo definitivamente i Greci a Cuma nel 420 a.C.
Solo negli ultimi centosessanta anni subentrarono i Romani, che dettero la loro inconfondibile impronta alla scena urbana di quell’epoca.
Pompei, allora affacciata sul mare, si ingrandì, diventando una florida città mercantile, ma anche un luogo di villeggiatura per ricchi patrizi, come la città di Baia.
Quale fenomeno distrusse Pompei?
Tutta la Campania era già allora soggetta a fenomeni sismici: nel 62 d.C. un terremoto di grande intensità causò considerevoli crolli nella città. Iniziò la ricostruzione della città, ma nell’ottobre del 79 d.C. l’eruzione del Vesuvio invase Pompei e con essa Ercolano, Stabia e Oplonti.
Sembra che gli abitanti di Pompei non sapessero che il Vesuvio fosse un vulcano, perché non eruttava da molti secoli.
Per questo, nonostante le avvisaglie di quel giorno d’autunno, non tutti fuggirono.
Come sono morti gli abitanti di Pompei?
Per quelli che non erano riusciti a fuggire nei giorni precedenti all’eruzione, non ci fu scampo: gli abitanti di Pompei vennero letteralmente sepolti vivi da materiale grossolano, come pomici e lapilli e dal cedimento dei tetti (non dalla lava). Tuttavia, recenti studi hanno ipotizzato che alcuni Pompeiani potrebbero non essere morti per il soffocamento causato dalle ceneri, ma per un’ondata di calore (a circa 300 °C) provocata dall’eruzione. Lo dimostrerebbe la posizione dei corpi ritrovati, ripiegati su loro stessi dalle contrazioni muscolari innescate dall’intensità del calore.
Chi scoprì Pompei?
Dopo il terribile evento, Pompei, sepolta da sei metri di ceneri, pomici e lapilli, cadde nell’oblio. Fino al 1748, anno in cui per volere di Carlo III di Borbone iniziarono gli scavi. Le prime vestigia ad emergere furono quelle dell’anfiteatro, erroneamente attribuiti al teatro di Stabia. Solo con il ritrovamento di un’epigrafe menzionante la città di Pompei, si individuò la città sepolta.
Dal 1748 ad oggi, sono state riportate alla luce circa cinquanta ettari; ne rimangono ancora da scavare più di una decina.
Visita al Parco di Pompei con bambini e ragazzi
Come organizzare la visita al parco archeologico, considerando che si estende per circa cinquanta ettari?
Percorriamone le strade, varchiamo le soglie delle abitazioni e delle botteghe, sorprendiamoci nel grande anfiteatro, passeggiamo nel foro, ricostruendo la vita quotidiana degli abitanti di Pompei, prima del terribile giorno.
E partiamo proprio da loro… gli abitanti!
I calchi di Pompei: vite interrotte che ancora raccontano
Cosa sono i calchi?
Per spiegarlo, è necessario tornare a quel giorno del 79 a.C., in cui il flusso piroclastico raggiunse le persone, che morirono all’istante per shock termico e asfissia.
I corpi sono rimasti nella posizione di morte, e nel tempo le sostanze organiche si sono decomposte lasciando la loro impronta nel materiale vulcanico.
Nella seconda metà dell’Ottocento Giuseppe Fiorelli, intuendo l‘origine di queste cavità, trasformò l’assenza in punto di forza del sito archeologico. Ideò infatti una nuova tecnica archeologica, oggi perfezionata: una colata di gesso liquido viene versata nelle cavità lasciate dai corpi decomposti.
Solidificato il gesso e rimosso il materiale circostante, ecco apparire loro: donne, uomini, bambini, cani, nel loro ultimo istante di vita.
Dettagli come i lineamenti dei volti straziati dal dolore, i morbidi panneggi delle vesti, addirittura le vene della mano che sembrano ancora pulsare, destano grande commozione.
Commozione che racchiude sicuramente una certa dose di voyeurismo; ma a emozionare tutti, grandi e bambini, visitatori e archeologici, è soprattutto il fatto che questi calchi offrono punto di contatto unico con il mondo antico.
I calchi di Pompei ci raccontano storie di vita quotidiana di una città romana, improvvisamente spezzata.
Sono l’emblema tangibile del dramma che ha reso unico questo sito in tutto il mondo.
Dove sono visibili i calchi in gesso?
Li potrete vedere all’ingresso di Piazza Anfiteatro, nell’Orto dei Fuggiaschi, nei granai del Foro, nell’Antiquarium e nella Villa dei Misteri.
Spettacolo dei gladiatori all’Anfiteatro
Raggiungiamo il maestoso Anfiteatro, nel quale si svolgevano gli spettacoli gladiatorii e le cacce. Le prime file erano naturalmente riservate all’élite, con sedute più spaziose e veduta privilegiata dello show.
Gladiatori e animali entravano dagli ingressi sul lato nord o sud, perché qui, diversamente dal Colosseo a Roma, non c’erano i corridoi ipogei ad alloggiare i combattenti in attesa.
Come attestato da numerosi affreschi e da un bassorilievo ornamentale di una tomba di lusso – conservato al MANN – in città non arrivarono mai animali esotici, ma solo lupi, cinghiali, volpi, orsi e tori.
Ma sappiamo qualcosa di questi gladiatori e della loro vita?
Molti erano schiavi, altri criminali condannati a morte, e a gruppi venivano ingaggiati in squadre speciali, capeggiate da un lanista. Il lanista si occupava di venderli/acquistarli per determinati giochi, ma anche di allenarli ai diversi tipi di combattimento.
Ogni specialità, diremmo oggi, prevedeva anche un diverso equipaggiamento, e la creatività del lanista era quella di combinare ruoli diversi per un effetto sorpresa.
Curiosità: un graffito, ora al MANN, replica un programma di spettacolo, con il nome del lanista, Marcus Mesonius, e le diverse lotte, fornendo il nome dei gladiatori e quello del vincitore.
Camminando sulle strade di Pompei con bambini e ragazzi
La prima cosa che si fa, a Pompei, è camminare. Osservate il manto stradale, composto da lastroni di basalto, scavati profondamente dagli anni di passaggio incessante dei carri. I marciapiedi sono alti e massicci e grandi blocchi di pietra – le cosiddette pietre di passaggio – sono utili ad attraversare senza mettere piede sulla strada: a differenza di Roma, infatti, questa città non disponeva di un sistema fognario adeguato; pertanto, la strada era utilizzata sia per la circolazione dei veicoli che per lo smaltimento dei liquami.
La funzione delle strade era anche quella di raccogliere l’acqua piovana per canalizzarla fuori città. Tra l’altro, l’acqua sgorgava dalle fontane pubbliche, dagli scarichi delle terme e delle case. In conclusione, le strade avevano la doppia funzione di canali idraulici e condotti di rifiuti.
Percorrendo le vie di Pompei, noterete che alcuni accessi agli edifici presentano una sorta di scanalatura. Si tratta del binario lungo il quale scorreva la porta delle botteghe. E quante ce n’erano, in città!
Il pane a Pompei: panifici con mulino
Il pane era un alimento comune a Pompei, pensate che sono stati rinvenuti circa trentaquattro forni, alcuni adibiti solo alla produzione di dolci.
In origine considerato un lavoro umile, con il passare del tempo avere una propria officina (pistores), era segnale di benessere.
Il panificio di Popodio Prisco
Nel panificio di Popodio Prisco, sono state rinvenute cinque macine per la molitura del grano. Queste sono costituite da un blocco conico fissato ad una base in muratura. Su di esso ruota un elemento a forma di clessidra in cui veniva versato il grano. Un mulo spingeva l’asse di legno per far girare la macina, che imprimendo un movimento rotatorio, triturava i cereali.
Il forno era dotato di una volta conica in opus caementicium, ricoperto di calce e cocci di ceramica.
Curiosità: in un’altra bottega, quella di Modestus, sono stati rinvenuti ottantuno pani carbonizzati, forma circolare ad otto spicchi. Sono conservati al Museo Archeologico di Napoli (MANN).
Street food a Pompei: thermopolia
Amanti dello street food ne abbiamo? Furono gli antichi romani, i primi a servirsi di un servizio di ristorazione efficiente e veloce. Mangiare per strada era piuttosto comune, dato che la maggior parte delle abitazioni meno ricche non aveva cucine e sale da pranzo. I thermopolia erano quei locali pubblici in cui si servivano cibi caldi e bevande, come in un bar dei nostri tempi. A Pompei se ne contano ben ottantanove! I più grandi erano forniti di ambienti retrostanti in cui era possibile sedersi.
Thermopolium di Vetutius Placidus
Una delle taverne più famose a Pompei è il thermopolium di Vetutius Placidus, che prende il nome dal proprietario, in via dell’Abbondanza. Il suo bancone è intarsiato con marmi policromi e le pareti riccamente affrescate. All’interno dei sei orci incassati nel bancone, che un tempo contenevano gli alimenti, gli archeologi hanno rinvenuto più di mille monete.
Thermopolium della Regio V
Ma è la recentissima scoperta del termopolium della Regio V a destare grande emozione anche negli addetti ai lavori. Si distingue in primis per l’eccezionale decorazione del bancone dipinto, con interessanti pannelli decorativi. Questi riproducono l’immagine dei prodotti contenuti nelle giare all’interno del bancone, come una sorta di etichetta promozionale moderna.
Grazie all’analisi chimica delle preparazioni alimentari trovate all’interno degli orci, è stato possibile capire i prodotti venduti e ricostruire antiche ricette. Vi piacerebbe assaggiare una di queste, come lo spezzatino fatto con capra, pesce e lumaca?
Curiosità: pensate che da uno dei contenitori, aperti in loco, è uscito dopo più di 2000 anni, un intenso odore di vino.
Lavanderie a Pompei: le Fulloniche
Ben ventitré fulloniche (lavanderie), legate soprattutto all’industria della lana, sono presenti nell’area già scavata di Pompei. Erano infatti utilizzate nella follatura, cioè nel bagno dei tessuti appena filati, per eliminare lo sporco accumulato durante le altre fasi della lavorazione.
I lavandai pestavano i panni con i piedi dentro grandi vasche, utilizzando una miscela di acqua e urina. Una soluzione chimicamente efficace in quanto, anche se i romani antichi non ne erano a conoscenza, i batteri trasformano l’urea presente nell’urina in ammoniaca.
L’urina era un bene prezioso da essere raccolto dagli orinatoi pubblici per essere rivenduta, ma soprattutto da essere tassata! La decisione dell’imperatore Vespasiano di imporre la tassa sull’urina usata dalle tintorie fu causa di proteste, alle quali rispose con la celebre frase “Pecunia non olet”, ovvero “I soldi non puzzano” proprio perché il ricavato per lo stato era elevato.
Curiosità per sorridere con i bambini: il poeta romano Catullo (54 a.C.) non poteva saperlo, ma conosceva senz’altro il potere sbiancante dell’urina… sui denti, di cui parla espressamente in uno dei suoi Carmina, segno che era una prassi adottata dai suoi contemporanei.
Fullonica di Stephanus
La lavanderia più conosciuta a Pompei è la fullonica di Stephanus, il cui nome compare sulla facciata della bottega. Il piano terra era utilizzato per l’attività lavorativa, con l’impluvium trasformato in una vasca in muratura con intonaco rosso, mentre al piano superiore si provvedeva all’asciugatura dei panni ed era ubicata l’abitazione del proprietario. Durante gli scavi è stato rinvenuto lo scheletro di un uomo, probabilmente lo stesso Stephanus, in fuga con l’incasso del giorno.
Tutti alla SPA: le terme a Pompei
Destinate alla cura del corpo e al benessere, ma anche alla convivialità, agli affari e alla politica, le terme erano il centro nevralgico della vita sociale romana. Erano frequentate da uomini e da donne (anche se in ambienti diversi) di ogni ceto e condizione, spesso quotidianamente.
I complessi termali, progettati per accogliere tutte queste attività, erano gli edifici architettonici tra i più grandi e sofisticati elaborati dal genio romano.
Le Terme Stabiane
Le Terme Stabiane sono le più antiche della città.
Il riscaldamento era garantito da una fornace a legna e da alcuni bracieri. Grazie a una intercapedine sotterranea, l’aria calda poteva liberamente circolare e riscaldare i pavimenti delle terme. Le stanze più vicine alla fornace erano ovviamente quelle più calde.
Come si svolgeva la seduta alle terme? Dopo aver depositato gli effetti personali nello spogliatoio (sono ancora visibili le nicchie contenitive, a mo’ di armadietto), si procedeva con oliatura e raschiamento corporeo, seguiti da esercizi ginnici.
All’interno delle Terme Stabiane era presente una piscina ed era possibile fare la sauna, ma anche immergersi in un bagno freddo. Anche le donne nell’antica Pompei frequentavano le terme, ma quelle femminili erano separate dalle maschili, ed erano ridotte negli spazi e nei servizi.
Curiosità: L’acronimo SPA relativo al wellness legato all’acqua, deriva dalla frase latina “Salus Per Aquam”, ovvero “la salute attraverso l’acqua”.
Le case dei ricchi a Pompei
Pronti ad entrare nelle villone dei ricchi pompeiani? Nella domus lo spazio era ripartito tra le parti comuni, dove i visitatori potevano entrare senza essere stati invitati, e gli ambienti esclusivi, nei quali l’accesso era solo su invito.
Le parti comuni includevano gli atria, i vestiboli e i peristili; le zone esclusive comprendevano i cubicula (le camere) e i triclinia (sale da pranzo, dove gli ospiti potevano mangiare sdraiati sui letti tricliniari).
Alcune case, come la domus dei Vettii, erano provviste di cucina, ma è da considerare che alcune preparazioni e cotture avvenivano direttamente in giardino.
Curiosità per sorridere con i bambini: il wc, quando presente, era in cucina! Probabilmente perché consentiva l’uso della latrina per l’eliminazione dei rifiuti della cucina.
La Villa dei Misteri
Fu progettata come villa d’otium ossia adibita al relax dei suoi proprietari, con giardini pensili e vista panoramica sul Golfo di Napoli. Dopo il terremoto del 62 d.C., fu adibita a villa rustica attrezzata per la spremitura dell’uva e per la vendita del vino.
La principale attrazione della Villa dei Misteri è la celebre sala dei misteri. Qui un grande affresco perfettamente conservato copre le pareti, con rappresentazioni del rito misterico, ossia legato ai culti più antichi. Nella scena madre appare Dioniso e la sua sposa Arianna. Altre figure femminili, figure alate e menadi movimentano con danze rituali e baccanali le altre pareti.
Casa del Poeta Tragico
Conserva la forma tradizionale di casa ad atrio, ed è famosa soprattutto per il mosaico con la scritta CAVE CANEM (attenti al cane), posto all’ingresso principale e ora protetto da un vetro. Vi si accede da un ingresso laterale che porta direttamente al peristilio. Al centro c’era il tetto a cielo aperto, con un invaso per la raccolta delle acque piovane che defluivano in un profondo pozzo.
Raffinati sono i mosaici, tra i quali quello con la scena di attori che si preparano per la recita, che ha dato il nome alla casa.
Il teatro a Pompei
Diversamente dai combattimenti tra gladiatori, per i quali gli archeologi hanno rinvenuto una sorta di programma su annunci dipinti, degli spettacoli teatrali non è rimasta memoria scritta.
Eppure, Pompei nel 79 d.C. aveva due teatri stabili, il Teatro Grande e il Teatro Piccolo, entrambi a pochi passi dalla Porta Stabia.
Il Teatro Grande, realizzato sfruttando il pendio naturale della collina per l’impianto della cavea, è il più antico dei due. Costruito nel II secolo a.C., era il luogo ove si svolgevano le rappresentazioni di commedie e di tragedie. Il Teatro Piccolo era invece probabilmente destinato agli spettacoli dei mimi e le pantomime, dalle trame più semplici, leggere e divertenti.
Il Foro: cuore pulsante di Pompei
Cuore pulsante della città, nel quale erano concentrate le principali funzioni civili, religiose e commerciali. Il foro era anche punto di incrocio delle principali arterie cittadine, destinato esclusivamente ai pedoni e pertanto escluso al traffico dei carri.
Sull’enorme piazza si affacciavano i più importanti edifici religiosi, le sedi degli uffici pubblici da cui si amministrava la città e la giustizia, e alcuni mercati.
Qui troverete anche il tempio di Giove, di Apollo, il Santuario dei Lari Pubblici, la Basilica Pompeiana, centro civile e apolitico.
Non mancate di visitare i granai del Foro, antico mercato della frutta e della verdura, ora adibito a depositi di anfore, bracieri e addirittura calchi.
Pompei con i bambini: informazioni utili
Pompei con la guida turistica per famiglie
Avete poco tempo e siete intimoriti da tanta vastità? Volete ottimizzare i tempi di visita e condensare al meglio l’esperienza? Oppure non sapete cosa vedere in poche ore a Pompei con i bambini? Affidarsi ad una guida turistica abilitata locale è senza dubbio un grande aiuto per chi visita la città vesuviana con bambini e adolescenti, non solo perché sarà in grado di coinvolgere i giovani visitatori, ma anche perché vivendo quotidianamente il territorio ne può trasmettere il suo carattere più intimo e profondo.
Noi ci siamo appoggiati a Felicia D’Amora per una visita di Pompei a misura di famiglia della durata di due ore.
Pompei con la Realtà Aumentata (per adolescenti)
Per far felice il nostro teen nativo digitale, abbiamo testato anche un tour in Realtà Aumentata. Indubbiamente un modo nuovo per visitare Pompei con adolescenti, grazie agli speciali smart glasses! Unendo in tempo reale gli elementi dell’ambiente fisico con elementi digitali, il prodotto finale è la rappresentazione di un vero e proprio nuovo mondo, nel quale coesistono elementi tangibili ed elementi digitali.
L’esperienza è stata apprezzata, ma forse a Pompei non è così necessaria, data l’ottima conservazione del sito e la ricchezza di reperti e affreschi. Dovendo scegliere, consigliamo la visita con guida!
Materiali gratuiti forniti dal Parco Archeologico di Pompei
Prima della vostra visita, potete scaricare alcuni materiali informativi gratuiti, tenendo presente che la mappa cartacea del sito vi verrà fornita con l’acquisto del biglietto.
Il Parco mette anche disposizione una mappa (scaricabile qui) dedicata ai più piccoli ed ai ragazzi. Testimonial del progetto è il topo giornalista Geronimo Stilton.
Per gli adulti è disponibile una guida a questo link.
Libri su Pompei (fonti bibliografiche)
Per scrivere questo articolo, oltre ad aver visitato tre volte Pompei, di cui due con visita guidata, mi sono avvalsa anche di alcuni libri facilmente reperibili anche su Amazon.
Guide e libri su Pompei per bambini
– Gabriel Zuchtriegel, I centauri di Pompei, 2022, Artem edizioni
Scritto dal direttore del Parco in occasione della mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei”, vi aiuterà a spiegare ai bambini le decorazioni a sfondo erotico presenti nel sito.
– Manuela Piscitelli, Guida di Pompei per bambini curiosi, 2018, La scuola di Pitagora Editrice
Un viaggio magico e unico alla scoperta del sito archeologico più famoso del mondo.
Guide e libri su Pompei per adulti
– Mary Beard, Pompei. Vita quotidiana in una città dell’antica Roma, 2017, Mondadori
Un libro piacevole alla lettura, con curiosità sulla vita quotidiana, dalle attività lavorative, alla religione fino alla politica. Lontano dai soliti stereotipi su Pompei.
– Alberto Angela, I tre giorni di Pompei, 2016, Rizzoli
Un libro che si legge come un romanzo ma ha la profondità di un grande saggio. Alberto Angela ricostruisce gli ultimi giorni di Pompei, individuando alcuni personaggi storicamente esistiti e seguendoli passo dopo passo.
Vesuvius 79 d.C. – Fuga da Pompei: il nuovo gioco + app
Un nuovo edugioco di società che piacerà ai giovani visitatori, sarà lanciato nel 2024 dall’azienda campana Stupor Mundi Trans-Media, grazie alla collaborazione del Parco Archeologico di Pompei. Ideato da Ciro Sapone, Vesuvius 79 d.C. – Fuga da Pompei assegna a ogni giocatore un personaggio, ispirato agli abitanti che abitarono la città al momento dell’eruzione. Personaggi i cui nomi, mestieri e addirittura volti, sono stati ricostruiti grazie alle numerose indagini condotte nel corso degli anni, reinterpretati in fumetto. L’obiettivo del progetto è quello di offrire agli utenti uno strumento innovativo che attraverso il gioco, contribuisca all’educazione al patrimonio culturale. A completare il progetto sarà una App in realtà aumentata, che permetterà ai giocatori di accedere ad informazioni storiche, scientifiche, modelli tridimensionali e di collegarsi al sito web ufficiale e ai social media del Parco Archeologico di Pompei.
L’acquisto del biglietto
Per essere certi di accedere al Parco Archeologico di Pompei, è sempre consigliabile acquistare il biglietto online. Purtroppo in prevendita non troverete né i biglietti ridotti (18-24 anni) né quelli gratuiti (minori di 18 anni ed altre categorie).
Per procurarvi i biglietti ridotti o gratuiti dovrete comunque recarvi presso le biglietterie del Parco Archeologico, per mostrare il documento comprovante il diritto alla gratuità.
Quindi, anche se avrete acquistato il biglietto intero online, dovrete fare la fila per quello destinato ai minori (sulle corsie con voucher), a meno che non siate con la guida che avrà preventivamente ottenuto gli ingressi per tutti.
Come risparmiare per visitare Pompei + altri siti
Se nel vostro tour della Campania programmate la visita ad altri siti culturali, oltre che a Pompei, è conveniente acquistare Campania ArteCard. Ci sono varie tipologie: con Campania ArteCard 3 giorni, ad esempio, al costo di 32 euro -trasporti inclusi-, entrerete in due siti diversi a vostra scelta presenti nella lista e dal terzo in poi avrete diritto all’ingresso ridotto.
Potete scegliere tra Pompei, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Ercolano, Reggia di Caserta e tanti altri!
Cosa fare nei dintorni di Pompei
Dopo la visita al Parco, serve una pausa gioco per i più piccoli, ad esempio al parco divertimenti Eden, con la ruota panoramica, la pista delle macchinine, l’autoscontro e i tappeti elastici.
Per gli adulti, la Città di Pompei, con il bellissimo santuario e la street art, riserva golose sorprese! Perché non scoprirle?
Teresa Scarselli
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Annalisa Spinosa dice:
Abito a 40 minuti di auto,,,ma ancora non ci sono mai stata! Mi piacerebbe molto ora portare anche mia figlia e qualche sua amichetta, poichè Si apprestano a studiare il meraviglioso mondo dei Romani quest’anno. Spero di riuscire ad approfittare di qualche week end autunnale per farlo.
Teresa dice:
Annalisa! Non hai scuse! Devi andare e portare tua figlia;)
Teresa dice:
Sono stata a Pompei qualche anno fa, e mi è piaciuta molto più di quello che pensavo, anche se ho trovato la visita molto stancante. Sarà perchè c’erano più di 30 gradi? io consiglio a tutti di andarci quando il caldo non è molto intenso!
Teresa dice:
Sì hai ragione, io quest’anno sono in giugno (caldissimo) e di nuovo a fine settembre, decisamente più fattibile!
Libera dice:
Certo che di tempo ne è passato da quel fatidico giorno eppure Pompei continua a riservarci sempre sorprese. È una meta che va assolutamente visitata più volte anche per una questione di consapevolezza rispetto a ciò che accadde 79 anni dopo la nascita di Cristo.
Eliana dice:
Non sono ancora riuscita a organizzare una visita a Pompei, mannaggia! Non riesco a trovare il momento buono per andare, magari posso sfruttare le vacanze di Natale sperando di trovare un clima mite, può essere una buona idea secondo te?
Teresa dice:
assolutamente sì!
Marina Fiorenti dice:
Anche se non ho più bambini piccoli in casa, mi piacerebbe tantissimo vedere la guida di Geronimo Stilton! Hai fatto un’ottima guida per bambini, ma anche per qualche adulto!
Teresa dice:
Grazie Marina!